Arianna ARISI ROTA, Risorgimento. Un viaggio politico e sentimentale, Il Mulino, Bologna 2019, pp. 278, € 22.

Arianna ARISI ROTA, Risorgimento. Un viaggio politico e sentimentale, Il Mulino, Bologna 2019, pp. 278, € 22.

Sul finire del 1700 l’Italia appariva fuori dal tempo, relegata in un limbo dallo schiacciante confronto tra un antico passato glorioso e un presente statico, caratterizzato da rassegnazione e corruzione. L’Italia esisteva soltanto come oggetto teorico e astratto, come unità culturale dalle lontane radici. A livello politico, il panorama appariva disomogeneo e si andava dal fragile Regno di Sardegna, al Lombardo-Veneto austriaco, al Granducato di Toscana, allo Stato Pontificio modello di malgoverno e allo Stato napoletano caratterizzato dagli elefantiaci apparati militari e burocratici, con infine un’appendice mai metabolizzata, la Sicilia. Mezzo secolo più tardi, l’Italia grazie ad una serie di fattori peculiari ben noti agli addetti ai lavori, da nazione culturale sarebbe riuscita finalmente a diventare nazione politica. La narrazione attraverso la quale il volume è suddiviso si struttura intorno a cinque momenti: un primo, l’età napoleonica, detta con un’espressione dell’autrice “il tempo delle possibilità”; un secondo, quello delle rivoluzioni costituzionali mediterranee del 1820-21; un terzo, quello delle rivoluzioni liberali del 1831 sulla scia della rivoluzione parigina del ’30, che segnarono un punto di rottura nelle forme di mobilitazione politica; un quarto momento, il “lungo” quarantotto che secondo una visione consolidata nella storiografia italiana viene definito così poiché dura tre anni, il cui fallimento avrebbe gettato le basi per la definizione del progetto moderato e per l’assunzione dell’iniziativa piemontese nella vicenda unificatrice; infine il quinto momento rappresentato dalla crisi dell’unificazione che va a collocarsi tra la seconda guerra di indipendenza e l’annessione del Mezzogiorno.
Questa struttura definisce le tappe di quello che è un viaggio lungo il quale la prof. Arisi Rota ci accompagna muovendo un’accurata analisi tra la dimensione pubblica e quella privata del Risorgimento, tra la dimensione collettiva del movimento liberal patriottico, delle trasformazioni istituzionali e politiche che si svolgono nella penisola, e la dimensione individuale in cui maturano e si ripercuotono le scelte dell’impegno, della militanza armata e delle conseguenze come l’esilio, la prigionia, la morte eroica sul campo di battaglia. Entra così in scena tutta una serie di attori, alcuni storiograficamente conosciuti come gli esuli, altri decisamente meno come le donne, le famiglie, i bambini. Uno dei meriti del libro è quello di non limitarsi a sintetizzare quanto fatto dalla storiografia negli ultimi anni ma di sondare terreni di ricerca e di suggerire piste nuove, come ad esempio il far luce sugli indifferenti, quella vasta porzione della popolazione italiana che si tenne ai margini, coloro i quali non vollero o non poterono partecipare al movimento nazionale. Ma emerge soprattutto nel quadro tracciato dall’autrice quel nesso tra politica ed emozioni, su cui l’analisi storica ci permette di scorgere le radici in quella grande trasformazione della politica avviata dalla Rivoluzione francese e proseguita per tutto l’Ottocento.
Il lavoro dell’autrice è infatti un’esauriente opera di sintesi, un manuale sotto forma di panoramica scorrevole sulla genesi del grandioso processo che portò all’unificazione della nostra Penisola, articolandola intorno al nesso tra politica ed emozioni. Alla base vi è stata l’idea di fornire al lettore un lavoro in presa diretta, anche attraverso il non semplice ma sapiente utilizzo stilistico del presente storico con la finalità – ampiamente riuscita ad avviso di chi scrive – di restituire il pathos, i dubbi, le angosce e le speranze dei protagonisti contemporanei che hanno vissuto quei momenti e non hanno mai saputo come sarebbe andata a finire. In gran parte giovani, spesso di estrazione sociale medio elevata, che sacrificarono la propria vita mossi da una fede incrollabile verso un ideale al quale dobbiamo tutta la nostra identità nazionale. Superando sia il monolitismo della storia diplomatica sia gli eccessi della storia culturalista, Arianna Arisi Rota dà vita ad una chiara e snella biografia della nazione con notevoli potenzialità didattiche in grado di illustrare le dinamiche degli eventi che si susseguirono lungo tutto il processo risorgimentale.

Alessio Pizziconi